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Perfetta via di mezzo tra i sapori decisi di aglio e cipolla (e appartenente, per giunta, alla loro stessa famiglia, quella delle liliacee), il porro è un perfetto alleato in cucina non solo a crudo per condire insalate d'ogni genere, ma anche da aggiungere in zuppe, soffritti e contorni vari.
Del porro si consuma solitamente solo il fusto, anche se le foglie possono essere ottimo compendio in zuppe nutrienti. Attenzione, però, a non raccoglierle dopo il primo anno di vita della pianta, perchè tendono ad indurirsi e a divenire immangiabili.
Il porro è una coltura da trattare come fosse annuale, proprio perché durante il secondo anno di vita le foglie della liliacea tendono a perdere la tenerezza, divenendo inutilizzabili.
Esistono varietà di porro dalla semina estiva o invernale; ciò premesso, in genere si propende per una germinazione delle piantine in semenzaio protetto, mantenendo le temperature stabili (in genere attorno ai 12 gradi circa) e procedendo a tale operazione in un periodo compreso tra febbraio e giugno, con conseguente trapianto in vaso oppure in orto delle piantine, che verranno distanziate tra loro almeno 15 cm e disposte su file distanti l'una dall'altra 30/45 cm.
Mentre i semi germogliano in semenzaio protetto, è possibile preparare il letto ospitante le future piantine di porro. Esso dovrà presentare un ph leggermente acido; il suolo (o il terriccio, in caso di successiva coltivazione in terrazzo) dovrà, inoltre, essere ben lavorato con vanga e zappa e arricchito generosamente di compost o letame maturo.
Dovranno trascorrere almeno sei mesi dalla semina del porro per poter avviare la raccolta degli ortaggi e poterli finalmente consumare. La liliacea, infatti, vanta un ciclo colturale piuttosto lento; tale andamento da "lumaca", però, viene compensato da una relativa facilità di gestione della pianta, in orto come su balcone.
Innanzitutto, è essenziale tenere lontane dalle piantine di porro erbacce infestanti: ciò sarà possibile solo procedendo a lavori di sarchiatura e pacciamatura. Il porro, inoltre, andrà sottoposto a rincalzo per imbianchimento per ben due volte - la prima volta ad un mese dal trapianto delle colture, la seconda un mese prima di avviare la raccolta degli ortaggi - .
I porri da poter raccogliere si riconoscono subito, giacché presenteranno un diametro superiore ai 3 cm; gli altri ortaggi andranno lasciati crescere ancora un pò nel terreno prima di essere colti. Se conservato in frigorifero, il porro può durare sino a tre mesi.
Il porro va annaffiato una volta a settimana (due in caso di aridità estrema, come ad esempio durante i mesi estivi), avendo cura non solo di non provocare ristagni, ma anche di non bagnare le foglie della pianta.
Carota, cavoli e lattuga sono ortaggi perfetti da consociare alle piante di porro, che non vanno mai coltivate in terreni che abbiano ospitato in precedenza altre liliacee.
Gestendo in maniera attenta le consociazioni e le irrigazioni, il porro può essere protetto in maniera opportuna da patologie come la peronospora (che implica, qualora la liliacea ne fosse colpita, un taglio netto della coltura alla base, lasciando intatto solo un minimo per poter ricrescere ed eliminando tassativamente la parte colpita, senza riutilizzarla come compost) e da aggressioni di insetti come la mosca della cipolla e soprattutto quella minatrice del porro, che richiede una protezione delle colture tramite una copertura nei mesi di settembre e ottobre.
Ricchissimo di acqua e di minerali quali potassio, calcio, sodio e magnesio il porro non è solo un valido alleato per la dieta ma anche un deterrente naturale contro obesità e malformazioni fetali, ponendosi di fatto in cima alla lista degli alimenti da consumare in gravidanza.
Usato anche in cosmesi, in particolare per la salute di pelle e capelli anche sotto forma di decotto, il porro è un antinfiammatorio naturale (contrastando soprattutto le cefalee) e vanta persino notevoli proprietà diuretiche: tutte qualità innate che non ne intaccano la bontà assoluta!